La Resistenza è stato il primo movimento che è riuscito a incidere in modo significativo sulla condizione politica delle donne in Italia: le stime dell’ANPI parlano di 35.000 partigiane combattenti, 20.000 con funzioni di supporto e le 70.000 appartenenti ai Gruppi di difesa della Donna.
L’articolo di Thomas Casadei su noidonne.org:
“Nel 1943 accadde un fatto nuovo, straordinario: con la nascita dei Gruppi di Difesa della Donna prese avvio un processo di coinvolgimento politico diffuso, verso tutte le donne, di tutti gli strati sociali: dalle donne impiegate nelle fabbriche a sostituire gli uomini al fronte, alle massaie, alle scrittrici e intellettuali, fino alle giovani donne che vivevano nelle campagne e alle studentesse dei licei delle città. Questa organizzazione promosse la partecipazione femminile al movimento di Resistenza in più modalità: nel supporto logistico ai GAP e poi alle brigate partigiane, di cui le “staffette” sono la figura più nota, fino alla lotta armata. Ma sopratutto generò un processo di riflessione e discussione tra donne sulla politica e sui diritti, anche a partire dalle pagine di NOI Donne. All’alba della Liberazione nasceva l’Unione Donne italiane come prosecuzione diretta dei Gruppi di Difesa, a cui aderirono unitariamente, almeno all’inizio, tutte le donne che avevano partecipato alla Resistenza, dalle socialiste alle cattoliche, dalle repubblicane alle comuniste, incarnando quell’idea di unità e lotta comune per la conquista della parità di diritti, che rappresenta ancora oggi un esempio. Fu attraverso il loro lavoro costante e la pratica politica che tutte le donne italiane conquistarono così il diritto di voto, pagandolo prima con indicibili sofferenze ed encomiabile coraggio, riscattandolo poi con il diritto a una partecipazione politica attiva nel segno femminile”… [leggi tutto]