” Il primo Natale non trovò neppure un posticino nelle città e nei paesi,
non trovò una società in attesa e neppure un’arpa che accompagnasse la sua venuta.
Però si mosse il cielo con la sua luce e i suoi canti.
Qualcosa dal cielo pareva pretendessero anche i partigiani nascosti sulle montagne.
Non avevano chiesa, non avevano organo, non avevano campane,
neppure luci o altari di marmo.
Fecero un altare con la neve e si dispersero attorno come piccoli chierichetti,
aspettando dal cielo la luce e il suono.
Qualcosa di straordinario dovette avvenire, perché il prete leggeva
il messale senza lampade, e tutti stavano in ascolto come se giungessero dei canti.
Poi, alla fine, tutti aveano visto e tutti avevano capito.
I doni di Natale arrivati fin lassù, si potevano contare, non erano molti,
ma non si potevano contare i lacrimoni dei partigiani,
mentre leggevano i bigliettini di accompagnamento.
Forse gli stessi abbracci delle mamme e delle fidanzate
non avrebbero prodotto tante emozioni.
Di una cosa sono certissimo: anche i bigliettini sembravano caduti dal cielo.
No, i partigiani non furono così contenti neanche quando ricevettero
i grossi pacchi degli alleati, con dentro armi e viveri.
Anche questi venivano dal cielo ma non erano i doni del Natale.
Dopo il dono di Dio, il cuore e gli ideali del Partigiano,
avevano trasformato la notte di guerra, in notte di amore.
Nella chiesa, al termine della funzione, fumigavano le candele e i resti del turibolo.
Lassù nulla fumigava, perché nell’amore niente si era spento”.
Don Giovanni Antonioli