Non me la sento di rievocare certi terribili episodi, non ce la faccio, è troppo doloroso. E poi, non voglio rischiare altre umiliazioni, perché sono certa che se dovessi descrivere ogni particolare di quello che ho subito, o quello che accadeva nelle carceri fasciste italiane e nei lager di Germania, non mi crederebbe nessuno, perché neppure la fantasia di Satana arriverebbe fin dove arrivano gli esperimenti delle SS sui corpi e sulle menti dei prigionieri.
Però posso dire che io, come milioni di altre persone, siamo state le vittime che hanno sofferto in silenzio, che nessuno ha difeso. Non erano invisibili quelle numerose tradotte che partivano dalle varie stazioni italiane, dove era rinchiuso il risultato delle inumane leggi razziali. Non erano trasparenti neppure le lunghe file di vagoni che trasportavano l’orrendo misfatto di intere famiglie innocenti, colpevoli solo di esistere, che viaggiavano verso la morte per soddisfare la rabbia nazifascista. Perché nessuno ha fermato quei treni?
Enrichetta Comincioli
Ravensbrück e ritorno – Il tempo e la memoria
Circolo culturale Ghislandi, 2005