IL MUSEO SI RACCONTA…
La progettazione del percorso e l’impostazione dei contenuti e della comunicazione intendono porsi in continuità con le finalità espresse nell’articolo 2 dello Statuto del Museo:
-la promozione e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale dell’antifascismo e della Resistenza;
-testimoniare i valori di libertà, democrazia, giustizia sociale, della solidarietà e della pace, che hanno ispirato la Resistenza e che sono i valori fondanti dell’Ordinamento Costituzionale della Repubblica Italiana;
-ricostruire la storia degli eventi accaduti in Valsaviore nel periodo dal 1943 al 1945 e dei fatti che portarono alla distruzione del paese di Cevo il 3 luglio 1944, nel superamento della frammentarietà delle testimonianze, attraverso la creazione di un patrimonio documentale e archivistico;
-mantenere viva la memoria, proponendosi di diventare un punto di riferimento per la raccolta e la salvaguardia delle fonti documentarie sul periodo storico della Resistenza, in particolare nei territori della Valsaviore, della Valle Camonica e della provincia di Brescia, nel ricordo dei protagonisti di quei giorni;
- promuovere la ricerca storica e le attività culturali, didattiche e divulgative per approfondire la conoscenza della società contemporanea;
-contribuire a sollecitare la partecipazione dei cittadini e delle giovani generazioni, perché possano diventare protagoniste del progresso civile e sociale di un Paese, ispirato ai principi e ai valori della Resistenza.
Il percorso museale
Il criterio in base al quale si definisce il percorso deriva dalla considerazione del nesso inscindibile fra l’impatto psicologico di quanto si propone e la motivazione alla ricezione di conoscenze.
Superato lo spazio di ingresso, accoglienza e preparazione alla visita (sala 1), il percorso inizia con la visita alla sala 2 e 3, rese comunicanti fra loro e con la sala 1 .
Le sale 2 e 3 sono dedicate a illustrare:
-la missione del Museo (identità, finalità, contenuti) e, in particolare, il suo costituire la manifestazione di una memoria ancora viva e partecipata (testimoniata da monumenti, da ricorrenze e commemorazioni, dal percorso della Resistenza in Valsaviore)
-la Valsaviore e la sua gente fra le due guerre
-i Garibaldini e la lotta partigiana in Valsaviore
-il prezzo della libertà: caduti e vittime civili, deportati e internati.
Nelle due sale, si propongono ai visitatori videoregistrazioni di brani di testimonianze sull’esperienza resistenziale in Valsaviore, a partire da quelle dei protagonisti tuttora viventi, e al centro di entrambe le sale vi è una struttura di supporto per uno o più oggetti emblematizzati, quali il rastrello del contadino di montagna, la valigia dell’emigrante e il fucile del partigiano, la sedia che rappresenta la testimonianza materiale della fucilazione del giovane partigiano Giovanni Scolari.
Usciti dalla sala 3 i visitatori si trovano nello spazio centrale che associa la funzione espositiva a quella di informazione e intrattenimento ed è articolato in una porzione centrale e due “gallerie” situate rispettivamente lungo il lato nord e quello sud della sala.
La porzione centrale semiperimetrata e dotata di una quarantina di sedute rimovibili e di uno schermo con relativo proiettore applicato a soffitto, offre l’opportunità di partecipare a momenti di informazione e intrattenimento sui temi che il Museo propone o ad esso in qualche modo attinenti.
Nella “galleria” a nord alcuni pannelli illustrano l’ambiente della Valsaviore, mentre la “galleria” a sud è riservata a illustrare i luoghi della Resistenza.
Le sale 4 e 5 sono dedicate al “racconto” dell’incendio di Cevo: la prima è dominata da una grande immagine retroilluminata del paese distrutto dalle fiamme, con esposti pannelli che descrivono le immagini aeree del paese prima e dopo l’incendio, e alcune pagine ingrandite del diario attinente i fatti del 3 luglio 1944 (Diari del Barbù- Giacomo Matti ). La seconda ospita, sulla parete di fondo, cinque monitor che propongono in sequenza alternata, brevi testimonianze sui fatti e sintetiche considerazioni dello storico Mimmo Franzinelli cui si deve la ricostruzione più dettagliata della vicenda.