Vincenzo Pagliuca vive e lavora a Milano. La sua attività di ricerca fotografica si rivolge all’architettura e alle differenti tipologie di insediamenti umani. I suoi lavori sono stati presentati in diverse mostre in Italia e all’estero.
La serie fotografica Hic Sunt Leones riflette su un tema molto sentito in Valle Camonica: la Resistenza partigiana. Questa, però, segna anche il passato dell’artista: il 9 dicembre 1944 il partigiano Donato Della Porta, nato a Turi (Bari) nel 1922, al comando di un gruppo di sei garibaldini, fu colpito a morte a seguito di un’imboscata tesa dal nemico nei pressi dell’abitato di Cevo.
Donato era il fratello maggiore della nonna dell’artista e, pur provenendo da una terra lontana, aveva deciso di non arruolarsi nelle file fasciste e rimanere a combattere in provincia di Brescia con la 54a Brigata Garibaldi divenendo una figura quasi mitica della guerra di liberazione al nazifascismo.
Tanti altri soldati, giovanissimi come lui, non volendo arruolarsi nell’esercito della Repubblica di Salò, furono costretti a darsi alla macchia, andando a fare i partigiani sulle montagne. Tra queste spiccano anche quelle camune, dove essi diedero vita alle formazioni di Fiamme Verdi operanti tra Cerveno, Lòsine e la Valle di Lozio.
Sin da bambino i racconti dei nonni sulle imprese di Donato e degli altri soldati che avevano imparato a muoversi di notte tra sentieri in alta quota e piccoli centri abitati hanno acceso la fantasia dell’artista, che in questa occasione ha deciso di dare forma a questi suoi ricordi.
L’artista ha ripercorso, quindi, alcuni dei sentieri dislocati nelle zone d’operazione delle varie Brigate partigiane con l’intento di produrre del materiale fotografico che potesse unire alla ricostruzione documentaria una connotazione onirica: immagini che in qualche modo evocano quelle che nella sua infanzia producevano i racconti sulle imprese dei ‘ribelli’.
Soggetti della serie Hic Sunt Leones sono stati non solo i luoghi naturali battuti dai partigiani tra il 1943 e il 1945, ma anche gli oggetti provenienti dalla Casa Museo della gente di Lozio e dal Museo della Resistenza di Valsaviore, al fine di produrre un racconto fotografico, non di uno di questi uomini nello specifico, ma creandone uno universale, fatto di tutti questi dettagli che in modo evocativo e suggestivo riappaiono alla memoria di chi guarda, uscendo dall’oscuro oblio in cui rischiano di cadere.
Il progetto fotografico è stata realizzato durante l’edizione 2018 della residenza per artisti falía*.